Estratto di un articolo di Andrea Segre, pubblicato nel libro allegato al DVD di "Come un uomo sulla terra"
Quando si parla di distribuzione di un film, si ha ancora in mente un’unica possibilità: l’uscita nelle sale in pellicola. Ma far “uscire” in questo modo un documentario è assai pericoloso da un punto di vista economico: la stampa delle copie e i lanci pubblicitari hanno costi talmente elevati, che la diffidenza nei confronti del documentario e la conseguente paura di non coprire le spese riduce i distributori a decidere di stampare pochissime copie e risparmiare all’osso sulla pubblicità. In questo modo il documentario viene letteralmente stritolato in una giungla dominata da colossi commerciali e per nulla adatta ad ospitare piccoli prodotti. In altre parole pur di farlo uscire (perché solo così si può dire che “è uscito”), lo si fa morire in un sistema per nulla adatto alle sue caratteristiche.
Il punto di svolta sta nel destrutturare, scomporre l’idea immobile e antica che solo quello è il sistema per “far uscire” un film. Un film, e quindi anche un documentario, può anche uscire in altri modi: ad esempio attraverso una rete territoriale di proiezioni in video che utilizzi tanto le sale cinematografiche, quanto i teatri, le sale comunali, i centri culturali, le biblioteche, le università, i centri sociali, le parrocchie, le piazze, i festival: tutti quegli spazi pubblici dove è possibile allestire uno schermo, un videoproiettore e un impianto audio idonei ad una visione di qualità del film.
In questi spazi gli organizzatori delle proiezioni possono essere i più diversi: da associazioni a gruppi spontanei, da studenti ad attivisti, da artisti a organizzatori di eventi, da esercenti cinematografici ad assessorati. Contattare queste realtà e informarle dell’esistenza di un prodotto grazie ad internet è molto semplice, efficace ed economico: il che riduce enormemente i costi pubblicitari. La capacità deve essere quella di saper coniugare il tipo di prodotto e il suo contenuto con i giusti snodi di interesse e attenzione: è un lavoro orizzontale e quotidiano che richiede tempi lunghi, un minimo di struttura organizzativa e molta capacità relazionale e rizomatica, ma è un lavoro che dà molte soddisfazioni sociali e artistiche e che crea un’alternativa reale e sostenibile all’uscita cinematografica tradizionale.
Come faccia ad essere sostenibile? Il meccanismo economico è esattamente lo stesso dell’uscita cinematografica: chi proietta paga il noleggio del film e per recuperare la spesa o chiede un biglietto al pubblico o trova altri tipi di sovvenzioni pubbliche o private. Una parte dei guadagni vanno poi reinvestiti nella leggera struttura che coordina la distribuzione delle copie e la costruzione della rete di attenzione intorno al film stesso.
Tutto sta nell’aver il coraggio e la forza di definire pubblicamente anche questa distribuzione una vera distribuzione: noi possiamo dire ad esempio che “Come un uomo sulla terra” è uscito, perché oltre 40mila persone l’hanno visto e perché centinaia sono state le sue proiezioni. E’ ancora e per adesso una uscita più debole, perché quella classica è ancora molto ben protetta dai suoi oligopoli e dalla forza del suo essere sistema e tradizione; ma è un’uscita.
Ci piace definire questa nuova forma di distribuzione “civile”, perché alla sua base non c’è una struttura di potenza comunicativa verticale, ma un processo orizzontale di reti di attenzione che diventa spazio civile comune. Una diversa forma di comunicazione che non solo permette, ma anche necessita di una maggiore libertà di informazione, quella stessa libertà che invece la diffusione verticale è difficilmente in grado di offrire a causa della sua forte interconnessione (in Italia in particolare) con poteri politici ed economici interessati a controllarne i profitti e gli effetti.
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